PERCHE' DOPO TUTTO QUESTO TEMPO ANCORA NON RIESCO A SENTIRMI MEGLIO?



OGGI E’ STATA PROPRIO UNA BRUTTA GIORNATA! 

Capita a tutti. Ad esempio, un’umiliazione sul lavoro, un litigio… naturalmente ne rimaniamo turbati. Magari questo stato può durare qualche giorno, lo sogniamo, abbiamo bisogno di parlarne. Poi, dopo un po’ di tempo, è come se quel ricordo non ci disturbasse più così tanto. 

 

Questo switch, è la “risoluzione adattiva”, è il nostro cervello che è riuscito a creare delle associazioni appropriate e così non solo il ricordo non è più disturbante ma abbiamo anche imparato qualcosa. Creiamo memorie e comprendiamo meglio la nostra esperienza e come abbiamo gestito questo genere di situazione nel passato per poterlo poi fare anche in futuro.

 

MA, A VOLTE… IL TRAUMA.

A volte però questo meccanismo di risoluzione adattiva non riesce ad avvenire e questo crea un trauma psicologico. Il trauma (piccolo o grande che sia) provoca numerosi cambiamenti a livello nel nostro cervello a causa del rilascio del cortisolo (l’ormone dello stress), dei picchi di adrenalina e quindi di una perdita dell’equilibrio neurale. L’intensità delle emozioni è stata così forte da bloccare il processo e congelare il ricordo e quindi la risoluzione adattiva non avviene. Quel brutto momento, quel trauma, resta congelato esattamente come lo abbiamo vissuto: immagini, suoni, emozioni, sensazioni fisiche… tutte congelate.

Questo materiale rimane disturbante e si riattiva sotto forma di incubi, pensieri intrusivi, sintomi come l’ansia; questo stato può durare anni, anche tutta la vita se non viene elaborato!

Il blocco deve essere rimosso così da permette che l’elaborazione riprenda.

 

Il blocco, nella maggior parte dei casi, necessita di un percorso psicoterapico. Tuttavia molto spesso è come se, nonostante tutto il lavoro fatto e il tempo speso, non si riuscisse proprio a voltare pagina. 

 

Come? Perché l’EMDR è diverso dalla terapia “tradizionale”?

“La terapia della parola” (Shapiro, 2018), quella tradizionale, purtroppo non riesce ad accedere al nodo perché, come abbiamo detto, questo rimane isolato ed inaccessibile. Dunque tutte le parole, quei “so che non dovrei sentirmi così” restano immagazzinati in una rete neurale diversa rispetto al trauma e queste non possono comunicare. Ecco perché nella testa lo sappiamo ma nella pancia e nel cuore non riusciamo a sentirlo! 

La stimolazione utilizzata nella seduta EMDR permette invece di agire proprio sul blocco, di sciogliere il nodo e far riprendere l’elaborazione adattiva, lo switch finalmente avviene. 

La stimolazione EMDR permette al nodo del trauma ed alla nostra esperienza presente (quel so che dovrei stare meglio) di comunicare, di integrarsi e di raggiungere finalmente lo switch. 

La persona può lasciare andare, può dire “è passato”.


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Recapiti

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