#storiedipazientispeciali



Incontrare nuove persone ed avere il privilegio di entrare nelle loro vite è uno degli aspetti che più amo del mio lavoro. 


Alcune storie in particolare mi sono rimaste nel cuore. . . e oggi vorrei condividerne una con voi. 


Il mercato 


Un pomeriggio qualsiasi mi è stato chiesto dalla mia responsabile di terminare la valutazione di un signore di circa 80 anni. Raccolgo la documentazione, preparo il materiale, iniziamo con i test. . . tutto come al solito. È uno di quei pazienti a cui piace chiacchierare per smorzare l’imbarazzo di essere in difficoltà di fronte a quello che gli chiedo. Mi racconta qualcosa delle figlie, dei nipoti, di quello che faceva. . . gli aneddoti sono un po’ confusi e a volte si ripete. Al termine della valutazione inizia di nuovo il racconto della sua infanzia, di come con tutta la sua famiglia si sia trasferito dal Veneto in cerca di lavoro nella zona di Gallarate. Poi succede qualcosa. . . il racconto non si ferma, ma continua. . .


Non avevano quasi nulla. Avevano perso praticamente tutto nell’alluvione. Dopo essersi traferiti iniziano con un piccolo carrettino a vendere un po’ di frutta e verdura per strada. Lui era un bambino di 4 o 5 anni, il più piccolo dei suoi fratelli. Giocando in strada stringe amicizia con il sindaco del piccolo paesino dove avevano trovato una casa. Un giorno il sindaco gli chiede: “Dove ti piacerebbe fare il mercato con la tua famiglia?”. E qui accade la magia. Quel signore si trasforma e riemerge la persona intelligente ed intuitiva che doveva essere stata. Continua a raccontarmi di come in quel momento abbia pensato che non aveva nulla da perdere, che era meglio buttarsi e “sparare alto”. E così dice al sindaco che gli piacerebbe andare a Gallarate, dove, mi racconta, al sabato c’era uno dei mercati più grandi e importanti della zona. Contro ogni aspettativa il sindaco gli risponde che ne avrebbe parlato al suo amico, il sindaco di Gallarate. Il sabato successivo avevano un posto per il loro piccolo carretto all’importante mercato. Era al di sopra delle loro possibilità, ma si sono rimboccati le maniche, e poco alla volta hanno ingrandito la loro attività, si sono costruiti una casa e hanno creato la loro piccola fortuna. Lui ha potuto studiare, si è sposato, ha trovato un buon lavoro e, mi racconta orgoglioso, entrambe le sue figlie si sono laureate. 


Il suo racconto mi ha davvero toccata, commossa: perché dietro le rughe e la confusione della sua mente ho visto una mente brillante che ha saputo osare e farcela; perché mi ha fatto vedere cosa vuol dire lavorare sodo e creare la propria fortuna dal nulla. L’ho ringraziato per quella storia, e gli ho chiesto di raccontarlo ai suoi nipoti. Io quella sera l’ho raccontato a mio marito. 


Sapevo che non avrei dimenticato questo incontro, e ora che lo condivido qui ne sono ancora più certa. 




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